Dopo la prima stagione capolavoro si è subito creata una grande attesa intorno alla serie evento della scorsa estate. Sarà questo che ha spinto Sam Esmail – creatore della serie – a prendere le redini in mano, scrivendo e dirigendo tutti e dodici gli episodi del secondo capitolo di Mr. Robot, mettendo in atto un controllo massiccio sulla propria creatura, nonché la firma su un altro piccolo capolavoro della televisione.
La seconda stagione riprende dopo un mese esatto dall’attacco hacker ai danni della E Corp che ha generato una crisi economica senza precedenti. Le conseguenze sono state drastiche, forse troppo grandi da gestire, soprattutto quando il leader della F society ha deciso di rimanere in disparte. Saranno Darlene e Mobley a portare avanti la guerra iniziata, mentre l’FBI ha dato il via alle indagini e la Dark Army continua a fare il proprio gioco. In tutto ciò rimane in sospeso una domanda: Tyrell Wellick è vivo?
Le domande lasciate senza risposta erano tante, in verità. E questa seconda stagione ha risolto alcuni enigmi, ponendone anche di nuovi. A Sam Esmail piace giocare con il pubblico, renderlo complice, stuzzicarlo, incuriosirlo e prenderlo letteralmente in giro, dando vita ad una intricata e contorta matassa che fino alla fine sembra non volersi sciogliere. La linea tra finzione e verità, tra sogno e realtà, infatti, si fa sempre più sottile e lo spettatore si trova a brancolare nel buio e nella confusione – apparente – smarrito ma allo stesso tempo rapito dalle vicende di Elliot Alderson (Rami Malek), messe in scena con il solito stile inconfondibile e quella precisione che avevamo apprezzato sin da subito: frequenti piani sequenza, lunghi movimenti di macchina, inquadrature angolate, rottura della quarta parete, voce fuori campo, il tutto condito da una colonna sonora disturbante e allo stesso tempo accattivante, ma sempre perfetta nei momenti di maggior climax e suspense. Tutto è ben studiato. Tutto è sotto il controllo di Sam Esmail, che dimostra di avere in mente una precisa e chiara direzione da seguire, divertendosi a scomporre e ricomporre per noi i pezzi del puzzle con un’attenzione ai dettagli a dir poco maniacale.
Ed è proprio il controllo la chiave di questa stagione. Quello che invece non possiede Elliot – antieroe per eccellenza -, troppo impegnato a lottare contro se stesso da perdere di vista anche chi lo circonda. Il protagonista è sempre più disturbato e allucinato, diviso tra quella parte di sé più buona, altruista e insicura e l’altra più folle, egoista e imprevedibile, che continua a prendere il sopravvento. E per quanto Elliot provi a combatterla e a gestirla, il suo alter ego è sempre lì, pronto a colpire e soprattutto agire, muoversi e ordire nuovi piani, di cui poi non ha più coscienza. Una lotta interiore sofferta, cruda e spietata che diventa ben presto una vera e propria guerra con se stesso, una partita a scacchi che si fa metafora di una più importante: quella per la sopravvivenza. Eppure, ora le maschere sono cadute e la domanda non è più ”chi è Mr. Robot?” ma ”chi è Elliot?”
Rami Malek, fresco di Emmy Award, meritatissimo, riconferma il proprio talento, costruendo uno dei personaggio più complessi della televisione e tratteggiando una figura enigmatica, sfuggente e ambigua in balia delle illusioni e fantasie più pure.
Sovvertendo i canoni prestabiliti della messa in scena e spiazzando di volta in volta lo spettatore con cliffhanger creati ad hoc, la seconda stagione procede lenta ma senza mai annoiare. Sam Esmail dà sfoggio di tutta la sua inventiva tanto da riuscire a trasformare un dramma psicologico in una comedy anni ’80: il sesto episodio è uno dei migliori della serie, una piccola perla che dimostra la grande padronanza del mezzo usato, insieme alla creatività e competenza dell’autore, che sa di cosa parla e soprattutto a chi si rivolge. Lo spettatore infatti viene reso partecipe e complice, chiamato in causa all’occorrenza per aiutare e supportare Elliot nella sua continua ricerca della verità, esprimendo un nuovo modo di fare televisione.
Grande spazio viene dato anche agli altri protagonisti, in particolar modo a quattro donne alle prese con le loro personali battaglie. Da una parte Darlene (Carly Chaikin) e Angela (Portia Doubleday), profondamente cambiate dagli avvenimenti, ma decise ad andare avanti ad ogni costo. Dall’altra Joanna Wellick (Stephanie Corneliussen), alla disperata ricerca di suo marito, e l’agente dell’FBI Dominique DiPierro (Grace Gummer), new entry del cast, che inizierà ad indagare sull’attacco hacker e sulla F society. Ad accomunarle non è solo la grande forza e determinazione, ma anche una profonda solitudine ed emarginazione, che del resto pervade l’intera serie, tra le più disilluse e nichiliste del panorama televisivo attuale.
Mr. Robot è tornato e ha fatto di nuovo centro con una seconda stagione folle, brillante, avvincente ed enigmatica, dandoci anche un’importante lezione. Mai fidarsi di Elliot Alderson. Perché Sam Esmail si diverte fin troppo a prendersi gioco del suo pubblico, così come noi ci divertiamo troppo ad essere presi in giro.