Sciopero della fame sotto assedio – Il vostro sostegno è la mia unica arma

9 Dicembre 2013
Redazione YOUng
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Giorno 1 –Sono un ventottenne siriano-palestinese che opera nel Consiglio Locale di Moadamiya, Siria, proteggendo la mia famiglia usando lo pseudonimo di Qusai Zakarya.

Moadamiya, dove sono cresciuto e vivo, è sotto assedio da più di 365 giorni. Ci sono ancora 8000 civili qui, e le nostre provviste di cibo sono finite. Come citizen journalist, sto documentando i miei concittadini morire di fame. Sette bambini e otto donne sono già morti per malnutrizione. Numerose organizzazioni umanitarie si sono appellate al regime di Assad affinché rompesse l’assedio contro i civili nelle città della Siria, incluse Daraya, il campo Yarmouk, Ghouta orientale e Homs. Assad continua ad usare cibo e medicine come armi di guerra.

Dichiaro uno sciopero della fame a partire da Martedì 26 novembre, fino a quando l’assedio sugli abitanti di Moadamiya non verrà rotto. Chiedo alle persone di coscienza ovunque di fare pressioni sui loro governi affinché agiscano per rompere l’assedio di Assad e per permettere alle agenzie umanitarie di portare cibo e medicine nelle zone assediate. Il vostro sostegno è la mia unica arma.

Video: annuncio in inglese dello sciopero della fame

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Giorno 2 – È il secondo giorno del mio sciopero della fame. Il dolore è con me tutto il tempo, ma sono abituato alla fame. Le scorte di cibo sono finite circa quattro mesi fa, dopo un assedio di più di un anno, e il cibo è stato molto poco da allora. Mi sveglio per la fame. Dormo con la fame. La fame è con me per tutto il tempo. Lo sciopero intensifica semplicemente il dolore e aggiunge la stanchezza al mix.

Ho parlato con molti giornalisti oggi. Sono così felice che la storia stia arrivando là fuori. Spero di riuscire a fare la differenza. Dopo una dozzina di chiamate con una cattiva connessione internet e il ruggire del mio stomaco come costante ricordo della mio missione, mi sento debilitato.

Ci sono momenti in cui mi sento debole. Quando succede, ricordo i bambini che ho guardato morire di fame. Ricordo la piccola Rana… e resisto.

Rana Obeid, 18 mesi, morta nel settembre 2013 a causa della fame a Moadamiya.

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Giorno 3 – Oggi ho perso conoscenza. Sono sopravvissuto a molti bombardamenti, ma l’ultimo che è caduto vicino alla nostra casa tre settimane fa mi ha fatto volare contro la parete. Pensavo di star bene ma poi ho cominciato ad avere seri dolori alla schiena. Ieri, il dolore si è diffuso alla gamba sinistra. Il dolore è così forte da sovrastare la fame.

Sono andato dal medico in paese. Ha detto che non c’è nulla che possa fare per aiutarmi senza l’equipaggiamento medico di cui ha bisogno. Qualcuno mi ha dato delle pillole. Antidolorifici credo. Li ho presi. Mi sono sentito stanco e confuso, probabilmente perché ho preso le pillole a stomaco vuoto. Mi sono svegliato un paio d’ore dopo, sentendomi perso. Non ricordo nulla. Voglio segnare con quali media ho parlato, ma non riesco a ricordare. Human Rights Watch mi ha chiamato oggi. Quello lo ricordo. Spero riusciranno ad aiutare. La mia testa fa male. Il mondo gira. Sono sdraiato sul pavimento e non riesco ad alzarmi. Ho chiesto ad un amico di scrivere questo post per me, oggi.

Giorno 4 – Oggi è stato un altro giorno stancante. I problemi si accumulano. Questa volta, il regime ha mandato un comitato di 5 persone originarie del nostro paese, che ora vivono fuori, per proporci un accordo.

Affamare la popolazione è illegale. Il cibo non dovrebbe avere precondizioni. Il regime propone un cessate il fuoco con l’Esercito Libero della città, ma ha messo una ridicola e illegale precondizione! Vogliono che alziamo la bandiera del regime a Moadamiya e vogliono anche che tutti coloro non originari di Moadamiya lascino la città.

Evacuazione di Moadamiya del mese scorso. Invece di permettere l'entrata di cibo nella zona assediata, il regime obbliga i siriani ad evacuare o morire di fame, aggravando l'emergenza degli sfollati.

Evacuazione di Moadamiya del mese scorso. Invece di permettere l’entrata di cibo nella zona assediata, il regime obbliga i siriani ad evacuare o morire di fame, aggravando l’emergenza degli sfollati.

E questo include anche me, perchè sono palestinese. Nonostante sia cresciuto in questo posto, non mi considerano un vero cittadino di Moadamiya. Le loro pretese sono stupide e mirano a spogliarci della nostra dignità. I siriani sfollati soffrono di un’agonia inspiegabile. Non voglio diventare un altro sfollato siriano, da aggiungere alla mia storia di palestinese.

In risposta a quest ridicole e richieste razziste, hanno acconsentito a considerare – solo considerare – di fare entrare un pò di cibo nel paese. Potrebbero garantire solo un pò di cibo al giorno, forse abbastanza per un pasto per ogni persone. In pratica, vogliono continuare a controllare il cibo. Anche se acconsentissero a lasciare entrare del cibo, lo farebbero continuando ad averne il controllo così che possano tagliare le razioni ogni qualvolta lo desiderino.

Gli abitanti non hanno ancora preso una decisione. Il regime ha fatto l’offerta in modo che nascano problemi tra le persone all’interno. C’è un acceso dibattito tra la gente. La fame non permette alle persone di pensare lucidamente. Temo che il consiglio deciderà di cedere la cittadina al regime su un piatto d’argento. Le forze del regime hanno tentato di entrare per mesi e noi abbiamo sempre cercato di tenerli fuori. Sappiamo che se entreranno, tutti noi verremo massacrati con i coltelli… questo è stato il destino di diversi altri paesi in Siria, una volta che il regime è riuscito ad entrarci.

Questa negoziazione aggiunge solo maggiore pressione sulle persone, affinché si inginocchino al volere di Assad. Sanno quanto abbiamo bisogno di cibo e medicinali, e stanno manipolando la nostra disperazione, sperando che lasceremo perdere la nostra richiesta di libertà. Nel mezzo di questo caos, mi aggrappo alla mia convinzione nel protestare contro questa oppressione attraverso lo sciopero della fame.

Dopo un lungo e stancante giorno, sono sul materasso, consapevole che il mio corpo indebolito è intrappolato sotto assedio a Moadamiya, ma una strana sensazione si impossessa di me; la sensazione che il mio spirito sia libero, libero di visitare tutti i posti che amo in Siria, di camminare per le strade dove lavoravo e dove io e miei amici uscivamo, libero di andare a Homs, dove frequentavo l’università. Questa strana sensazione mi rende felice. Il mio corpo è debilitato ed esausto, ma il mio spirito è libero e felice.

Giorno 5 – Oggi il mio dolore alla schiena si è fatto intenso, di nuovo. Ho deciso di andare all’ospedale da campo, per sapere se potessero darmi qualsiasi cosa per il dolore. Quando sono entrato nell’ospedale, ho sentito una bambina piangere e urlare. Sono corso verso il luogo dal quale proveniva quel suono e ho trovato una bambina nella sala emergenze. Vedendola, ho dimenticato il mio dolore.

Il suo nome è Sara. Ha 5 anni. I dottori le stavano cambiando le medicazioni sul suo volto bruciato. È stata ustionata da una delle bombe di Assad. Due settimane fa, dormiva nella sua casa quando è stata sganciata una bomba. Ho afferrato una telecamera e ho ripreso Sara. Volevo mostrare al mondo cosa stesse facendo Assad ai bambini siriani. Dopo aver visto Sara, sono tornato a casa. C’erano bombardamenti tutti attorno, ma sembrava non mi importasse.

Volevo fare un video da condividere nel mio blog… vedere Sara mi ha dato l’energia di cui avevo bisogno per alzarmi e farlo. Ho chiesto al mio amico Anas di aiutarmi. Mi ha seguito in giro, così che potessimo descrivere la distruzione del nostro paese. Maledetto Assad. Non riesco a levarmi dalla testa il volto ustionato di Sara e le sue urla. Quando si sveglierà il mondo?

Giorno 6 – Oggi, ho fantasticato sull’abbandonare lo sciopero della fame e uccidere un asino, come hanno fatto alcuni uomini qualche giorno fa, dando da mangiare a più donne e bambini possibili. Un pasto completo e uno sigaretta, quanto sarebbe bello? Sono felice che il mio sciopero della fame abbia toccato così tante persone nel mondo, che abbia dato consapevolezza dell’uso del cibo come arma di guerra da parte di Assad; quindi non lascerò che questi pensieri vadano oltre alla fantasia e alle parole. Dio ha benedetto me e i miei amici con una resistenza che non pensavamo di avere, prima della rivoluzione.

Il nostro paese era il caos oggi. Gli abitanti erano in agitazione per le negoziazioni del regime e un potenziale cessate il fuoco. Persino mentre i 5 uomini inviati dal regime erano con noi, vendendo la storia del regime, il regime stava bombardando il paese. Si, persino mentre tentavano di convincerci ad accettare il loro sporco affare, ponendo condizioni illegali sul dare cibo ai civili, il regime ha tentato ancora una volta di invadere il nostro paese usando la sua bruta forza militare. Solo nella mente malate del regime questo comportamento può avere senso.

La nostra paura più grande resta una possibile entrata del regime… perchè questo significa morte certa per gli attivisti di Moadamiya. Ci massacreranno con i coltelli, come hanno fatto con molti altri civili innocenti prima di noi. Penso spesso ai modi per evitare questo destino.

Dopo molti pensieri, ho deciso di fare un video dettagliando una cosa di cui ho rifiutato di parlare prima, ovvero che ho ricevuto minacce di morte da gente dentro e fuori Moadamiya. Non voglio scrivere in dettaglio qui, perchè potrebbe mettere maggiormente a repentaglio la mia vita, ma mi sento meglio sapendo che ho mandato questo video agli amici qui e all’estero, così se qualcosa dovesse accadermi, sapranno le circostanze e capiranno chi è il responsabile.

Mentre il corpo dole per la fame e il dolore e la mia mente con preoccupazione su un’invasione del regimeme le minacce di morte, mi sento in pace dentro. Sono pronto ad accettare qualsiasi cosa Dio vuole per me.

Continua a leggere: Sciopero Della Fame Sotto Assedio – Negoziati, Bombe E Ricordi

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Qusai Zakarya

traduzione di Vanessa Marzullo

 

L'AUTORE
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